Arte e Storia

LE FAVE E LA LORO ORIGINE IMPURA

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LE FAVE E LA LORO ORIGINE IMPURA

8ª /8 PARTE “LA LISTA NERA DELLE PIANTE “PROIBITE”

Come dicevamo questo legame con la morte ha facilitato il passo verso la dichiarazione che erano anche “contaminate” e quindi impure.

Omero considerava impure le fave nere, secondo lui, in esse risiedevano le anime dell’ombra che tornavano dall’Ade. Rapidamente la loro impurità fu correlata agli effetti negativi che causava la loro digestione.

fave fava nera bianca LE FAVE E LA LORO ORIGINE IMPURA

Plinio disse che “otturavano i sensi e producevano incubi“, ragione sufficiente perché i Pitagorici li condannassero. Cicerone consigliava citando Platone, che era meglio “andare a dormire con la digestione fatta, in modo che nulla disturbasse lo spirito“.

Insieme alle conseguenze della difficile digestione, le fave divennero famose per essere considerate afrodisiaci, quindi i Pitagorici consigliarono d’astenersi. Un’altra considerazione a questo proposito era la convinzione che attraverso l’espulsione dei gas che causava la digestione delle fave, lo spirito potesse fuggire dal corpo.

Questa idea era anche pensata per lo sbadiglio ed il respiro, per essere rumori causati dall’aria come gli ultimi rantoli prima di morire. L’aria permette la vita, attraverso d’essa l’uomo respira e può vivere.

Il “respiro divino” che ha dato vita all’uomo e che quando manca ed espelle l’aria per l’ultima volta, spira.

flamen dial relievo pietra sacerdote giove

Per questo motivo si credeva che qualsiasi fuoriuscita di aria significasse essere più vicini alla morte.

Tra i numerosi e curiosi divieti che il suddetto Flamen Dial, un importante sacerdote di Giove nell’antica Roma, esiste una che fa riferimento ai cibi che producevano aerofagia. In effetti, era vietato toccare e, di conseguenza, mangiare qualsiasi cibo fermentato o lievitato a causa della convinzione che ci fosse una presenza “spirituale” racchiusa in essi.

LE FAVE: IL LORO VINCOLO CON LA VITA E LA MORTE

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L’aspetto esteriore del seme (globuloso e membranoso), simile a un embrione, racchiude il simbolismo del frutto che è, ma in questa occasione con più ragione, considerato un portatore di vita. Una vita che prima era morta.

Come tale si identifica con fertilità e morte. Da qui il loro rapporto con il defunto, sebbene sembri contraddittorio. Dobbiamo tenere presente che nell’antica mentalità, morte, risurrezione e procreazione erano strettamente legate in un ciclo di vita.

germinazione terra germogli LE FAVE E LA LORO ORIGINE IMPURA

Questo sistema di vita ciclico era ancora più evidente nelle verdure che germogliavano in ogni stagione, offrendo i suoi frutti per morire in seguito e poi ricominciare. Da qui l’idea di reincarnazione.

La vita ha inevitabilmente portato alla morte e quindi viaggiato in un cerchio perpetuo. La terra rappresentava il femminile e quindi la germinazione e la vita, ma anche l’oltretomba e l’infernale. Per rinascere era necessario morire a priori, come narrava il mito di Proserpina e le altre storie degli dei della vegetazione.

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Per questo motivo non sorprende che le fave siano presenti in rituali tanto diversi, sia funebri che nuziali. Un’altra usanza che in seguito mostra questo intrigante, oscuro e macabro legame tra fave, terra, vita e morte, richiedeva di raccogliere un fiore di fave, quando stava ancora crescendo.

Poi seppellirlo all’interno di un vassoio d’argilla al tramonto, quindi lascialo riposare sottoterra per 3 mesi. Dopo i 90 giorni prescritti potevano disotterrare il vassoio e scoprire cosa c’era dentro. Il fiore delle fave sarebbe diventato la testa di un bambino o, in mancanza, il genitale di una donna, “pudendum muliebre“.

Il fatto che fossero mantenuti come infallibili, indicava la capacità generativa e fertilizzante della fave, che era in grado di creare persino la testa di un bambino.

Questa “capacità generativa” ci ricorda il potere procreativo che è stato dato al sangue umano, cioè la “fermentazione” di gocce di sangue da cui sarebbero state generate così tante creature mitologiche, come Pegaso, Adrodite, ecc.

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Secondo Jean Chevalier, filosofo, teologo e scrittore francese del famoso “Dictionnaire des symboles” (“Dizionario dei simboli“), pubblicato per la prima volta nel 1969, il cui libro contiene una magnifica illustrazione antropologica culturale dei miti e del folklore di vari civiltà, la fava simboleggiava l’embrione, per la sua forma globulosa e venosa, da cui la convinzione della sua capacità generatrice di vita.

Una reliquia di questo simbolismo della fava con l’embrione si trova nel chiamato in spagnolo “roscón de reyes”o ciambella dei re, un tipico dolce fatto il 6 di gennaio per la commemorazione della nascita di Gesù nella tradizione cristiana.

Originariamente all’interno, c’era precisamente una fava, un’immagine dell’embrione e della vita e quindi un simbolo del Natale. In seguito fu sostituito con un piccolo bimbo di porcellana e col tempo si è diversificato in figurine di plastica. Anche in alcune tradizioni popolari si dice ancora che chi vi trovasse fave all’interno si sposerà presto.

ALTRE VERDURE NELLA “LISTA NERA”

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Come le fave e i fagioli generale, anche altri alimenti vegetali che ricordavano le uova, come i melograni, furono banditi da alcune tendenze culturali, come anche le lenticchie.

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Ma anche le stesse uova o gli animali che le producevano. Questo divieto si basava sulla stessa idea, che l’anima dei morti risiedeva in essi.

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