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L’ INERZIA DEGLI ADOLESCENTI 17 ANNI: L’ ETÀ DEL TERRORE

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L’ INERZIA DEGLI ADOLESCENTI 17 ANNI: L’ ETÀ DEL TERRORE

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L’ inerzia è una particolare situazione che si verifica con maggiore intensità nel periodo dell’adolescenza, in particolare circa i 17 anni . Come la chiamo io, “l ‘età del terrore”.

I temuti, sebbene desiderati 17 anni, si presentano assiduamente esuberanti di emozioni e stravaganze, ma non carenti di blocchi ed inerzie che rendono questo momento difficile da gestire sia per il giovane adolescente sia per i genitori o i tutori.

Proprio all’età di 17 anni, l’adolescenza di solito presenta il suo volto più complicato ed arduo. Un momento tortuoso e confuso in cui l’adolescente deve essere accompagnato da una maggiore pazienza e comprensione .

L’ INERZIA: IN APPARENZA UNA POSIZIONE CONFORTEVOLE

Ricorderete sicuramente l’ inerzia come una compagna che vi ha affiancato ad un certo punto della vostra vita. Forse dopo la perdita di un lavoro o un amore, non c’era modo di alzare la testa. In momenti come questi, emergono dubbi ed una sensazione di “non essere adatto” ci invade. Affrontare una nuova sfida ci travolge e ci paralizza . Se lasciamo che questa sensazione paralizzante persista nel tempo, c’è il rischio che diventi “un’inerzia” difficile da superare.

L’inerzia di solito fa la sua prima apparizione alla tenera età dell’infanzia, nelle prime escursioni verso l’esterno, il momento di andare a scuola, il “dover” fare amicizia, ecc. A volte il bambino viene catalogato come disadattato, introverso, con un qualche tipo di autismo. Niente di più lontano dalla realtà. È una semplice difesa . Al contrario, è un modo istintivamente intelligente di affrontare ciò che consideriamo (quello sì, forse rimanendo nel torto), una minaccia .

Ma bisogna riconoscere che affrontare nuove situazioni non è sempre sinonimo di piacevole e gradevole. A volte le nuove situazioni vengono presentate come quanto meno sconcertanti, ambigue o decisamente pessime. Di cui “saggiamente” evitiamo il loro confronto, eludendole. “L‘obbligo forzato” di affrontare tali situazioni, ovviamente richiede e comporta quindi una buona porzione di paura, impegno e volontà.

In determinate occasioni la valutazione della minaccia è così negativa che ci intimoriamo, con o senza ragione, e assumiamo che sarà traumatico o, nella migliore delle ipotesi, scomodo, non vogliamo lasciare il nostro stato di “comfort”, e quindi la nostra considerazione è quella che è meglio non affrontarlo.

Come ho già anticipato, molte volte la motivazione di non voler affrontare tali situazioni è legata al semplice fatto che non vogliamo modificare il nostro stato di comodità. Ma dobbiamo anche ammettere che a volte non vale la pena affrontare o che provoca davvero traumi inutili.

È un dato di fatto che dopo aver sperimentato più o meno il trauma dello scontro, di solito tendiamo a cercare una via d’uscita da quella trappola. Non trovando il giusto supporto o la forza di “uscire” da questa trappola in qualche modo, rifiutiamo categoricamente l’idea. A volte, in età adulta, è molto frequente che possa apparire inaspettatamente, generando momenti di blocco e confusione. Ma è senza dubbio nell’adolescenza che manifesta la sua versione più esasperante.

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Nell’adolescenza, l’inerzia induce a rimanere in una situazione di ristagno. Un blocco iniziale innesca l’apatia selettiva verso determinati compiti, mansioni ed impegni. Insieme all’antipatia distintiva, all’acidità ed all’impudenza tipiche di questa fase, l’adolescente smette di fare certe incombenze le quali aveva accettato di fare. Pertanto, senza una ragione apparente, “non adempie ai propri obblighi” . L’era del terrore è iniziata.

Per i genitori e tutori questo periodo è davvero snervante ed irritante. Un errore che i genitori fanno assiduamente è percepire questo comportamento apatico come una banale provocazione.

Inizia un periodo di inattività sequenziale, ad eccezione di alcune attività che “stranamente” non hanno ceduto a questa riluttanza inopportuna apparentemente immotivata. Progressivamente, l’adolescente inizia ad accomodarsi in questa situazione inerte e distante dal resto del mondo, ma soprattutto dalle sue responsabilità.

“L’ INADEMPIENZA DEI SUOI ​​OBBLIGHI”

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Insieme al comportamento tipicamente sconsiderato, presuntuoso ed impertinente dell’adolescente, l’ incapacità di adempiere ai propri doveri, in particolare negli studi, ovvero assenze ingiustificate dalla classe, scarso rendimento scolastico, mancanza di interesse per lo studio, ecc. È il punto in cui i genitori mettono maggiormente alla prova la loro pazienza ed integrità.

Temono il peggio, il temuto “fallimento scolastico”. Un fantasma che appare all’improvviso all’orizzonte, che annuncia tutti tipi di disgrazie e miserie. Non è qualcosa di facile da assimilare per i genitori. Loro si ritengono delle persone di un certo criterio (avendo qualche anno in più e qualche esperienza in più), vedono in questi gesti irresponsabili, opportunità perdute.

Non sorprende che molti genitori entrino in crisi con i loro figli adolescenti. Sono frustrati nelle loro aspettative riguardo al futuro dei loro figli, quello che li aspetta dopo. Non senza ragione, il calo di risultati e progressi in quel preciso e prezioso momento, con quelle opportunità e occasioni uniche, con quelle risorse rese disponibili a volte con così tanto sacrificio e con quell’energia vitale ed emotiva sprecata, il tutto sprecato senza alcuna apparente giustificazione, può davvero significare una perdita di opportunità e momenti unici.

È un fatto oggettivo che questo momento, con queste circostanze precise, non può mai essere più ripetuto. La buona notizia è che altri momenti ugualmente adatti potrebbero apparire più tardi e forse anche più fruttuosi (presto ti motiverò in che senso e perché dico più fruttuosi).

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Ovviamente questi nuovi momenti ed opportunità li possiamo provocare noi stessi (genitori, tutori ed adolescenti), non dobbiamo necessariamente aspettare la “fortuna o il destino” per metterci in condizione di migliorare ancora. In effetti, non funziona in questo modo, dobbiamo proprio noi stessi incanalare e guidare le nostre decisioni ed azioni in modo appropriato in modo che i momenti adatti per lo sviluppo riappaiano in questo caso dell’adolescente.

Naturalmente, anche con questa nuova opportunità in vista, nella mente dei genitori o dei tutori potrebbe esserci ancora l’ombra della precedente frustrazione, della perdita che non è più efficacemente recuperabile, che con insistenza offusca la nuova aspettativa di futuro con un’altra possibile delusione.

Non c’è altra scelta che razionalizzare la situazione, assimilando questa erronea idea e soprattutto controproducente idea spazzatura come una percezione da scartare, dando spazio alla fiducia oggettiva , e dico fiducia e non speranza. Perché ciò che dobbiamo restituire al nostro giovane adolescente è fiducia, credito in modo che possa armarsi di coraggio, entusiasmo e soprattutto motivazione e con questi strumenti (ed altri) affrontare le nuove sfide che lo attendono.

Ovviamente non tutti i genitori e tutori riescono ad avvicinarsi ai loro adolescenti in questo modo. Per loro è abboccare di nuovo su qualcosa che ha causato delusione, perdita e perché no, anche dolore. È comprensibile, anche per loro richiede un nuovo investimento emotivo, materiale e di tempo, che è ancora più difficile da assimilare se c’è stato un precedente tentativo fallito (come si suppone sia il caso) e quindi è spiegabile che trovano difficile arrivare ad un nuovo compromesso.

In realtà ci sono molti che desistono nel ritentarlo di nuovo, sono proprio frustrati, stanchi e delusi, tanto che trovano difficile dare ancora fiducia a qualcuno. È comprensibile, sono anche loro persone e come tali sono esausti. Hanno bisogno di nuovi stimoli per poter reagire e continuare a sostenere il suo giovane. Guarda un pò! Proprio come l’adolescente. Lì avete un punto in comune, un punto di comprensione reciproca.

Poiché è proprio attraverso la comprensione, dove i conflitti trovano una soluzione. A volte la comprensione è difficile, ma non è impossibile. Come genitori o tutori dobbiamo semplicemente estrarre la forza e la volontà dell’affetto, dell’interesse e dell’attaccamento morale ed emotivo che proviamo nei loro confronti. E dico semplicemente, perché non dovrebbe essere difficile riprendere di nuovo la fiducia, la voglia e l’illusione dell’amore che proviamo nei confronti dei nostri figli. Dovrebbe essere qualcosa di naturale e come tale non dovremmo ribellarci contro ciò che è naturalmente istintivo, logico e genuino. Questo non è il momento.

Ma poi, alcuni di voi potrebbero chiedersi, perché a volte non siamo in grado di affrontare questa difficoltà e ci arrendiamo, lasciando cadere i nostri figli nel fallimento? Siamo forse denaturati? Com’è che siamo egoisti al punto da lasciarci alle spalle gli esseri che supponiamo di amare di più?

Lasciando da parte casi particolari (che esistono anche, lo so), la risposta a tutte queste domande è sempre la stessa: siamo semplicemente umani, ed umani in questo contesto significa limitato e vulnerabile. Sì, lo siamo anche noi. È così. Arriva un punto nel quale diciamo basta, perché siamo sopraffatti dalla situazione, semplicemente non siamo in grado di sopportare più. E questo è del tutto normale.

A seconda del nostro temperamento, personalità, mentalità ed esperienze, abbiamo un livello maggiore o minore di sopportare la contrarietà e le frustrazioni; migliori o peggiori strategie apprese o emergenti per affrontare i conflitti e quindi modi diversi di reagire davanti ad un ostacolo (in questo caso la testardaggine dell’adolescente), che è difficile da “controllare” e superare.

IL CONTROLLO: UN NEMICO CAMUFFATO

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Controllo, ecco una delle parole chiave della questione che oggi ci occupiamo, la quale in sé stessa nasconde un ostacolo mimetizzato come razionalità.

Sotto la nobile apparenza di guida, consigliere e timoniere, il controllo che vogliamo esercitare sui nostri figli adolescenti diventa una vera oppressione incomprensibile ed ingiusta agli occhi dell’adolescente irrazionale e talvolta, (va detto anche) despota. Confuso, quello sì, dalle numerose e continue esplosioni di emozioni contraddittorie e sentimenti ambigui che l’adolescenza stessa comporta.

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Ovviamente il caos, sebbene sia vero e dimostrato, che provoca l’adolescenza, non giustifica le maniere da ruffiano che gli adolescenti a volte hanno, è anche vero che queste creature devono essere in qualche modo comprese, se si tiene conto delle turbolenze mentali, dell’incertezza e la paura presente in questo periodo.

In effetti è una questione di tempo. Dopo questo periodo, l’adolescente acquisisce una comprensione ed una visione più autentica e chiara della realtà. Determina il suo carattere ed inizia a creare la sua mentalità e personalità per quanto riguarda la realtà che lo circonda. Cresce diventando un adulto e lascia dietro le caratteristiche proprie da adolescente.

IL TEMPO: UN ALLEATO PRIMORDIALE, CHE SI FA ATTENDERE

Il tempo che al momento dell’opposizione dell’adolescente credevamo sprecato, e di conseguenza lo vedevamo come nostro nemico, è ora nostro alleato. Il passare del tempo ci porterà ciò che pensavamo fosse perduto. Aspettare il momento giusto è essenziale quando si tratta di adolescenti.

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Molti di voi si chiederanno “cosa? aspettare? Non c’è tempo da perdere, gli studi devono essere completati nel tempo previsto. Non si può aspettare i comodi dell’adolescente. Abbiamo tutti superato questo percorso e anche lui deve farlo. “

Ed avete ragione. Ma vi faccio un’altra domanda: previsto da chi?

Il punto è che all’adolescente è talvolta richiesto molto o almeno più di quello che è in grado di far fronte. L’adolescenza è un momento critico per lui, si vede inadeguato, confuso, pieno di dubbi ed incertezze. Chiaramente, non è preparato né abile ad affrontare così tante cose nuove e spesso sconcertanti per lui. Ma questo non sembra importare. Non è rilevante. Allo stesso modo, li inviamo al mondo così, con una sottile braga di tela come dice il “detto” popolare padovese.

Chiediamo le stesse cose che ci sono state richieste a noi, né più né meno, e quindi, così speriamo che diventi adulto. Siamo convinti che questo sia il metodo giusto, ha funzionato con noi, perché non dovrebbe funzionare con lui?

Io vi faccio un’altra domanda: ha davvero funzionato con noi?

Risponderete di si. Avete conseguito una laurea e conseguentemente un lavoro remunerativo. Apparentemente avete raggiunto l’obiettivo di “essere adulti”.

Ma siete stati felici in quel periodo o lo ricordate con uno sfondo traumatico? Avete avuto e conservate ancora oggi buone e soddisfacenti relazioni interpersonali con i vostri genitori, famiglia ed amici, o quel periodo stressante deteriorò irrimediabilmente i vostri affetti ed empatia, e di conseguenza i vostri rapporti con gli altri?

Se siamo onesti con noi stessi, riconosceremo che sebbene l‘imposizione di una eccessiva esigenza, abbia ottenuto risultati decisamente utili a livello materiale, d’altra parte, il prezzo emotivo e psicologico è stato molto elevato.

Perché non combinare le due cose in modo da ottenere risultati migliori in entrambi gli aspetti?

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Per questo è necessario utilizzare strumenti “alleati” con i quali appoggiare ed accompagnare adeguatamente il comportamento inerziale d’inattività che l’adolescente presenta in questo periodo.

Questi strumenti sono:

La comprensione, l’abbiamo accennato in precedenza. Con essa saremo in grado di comprendere e spiegare i sentimenti e le emozioni che l’adolescente prova. A questo punto svilupperemo l’empatia, che ci permetterà di riconoscerci e quindi mostrare solidarietà con quei sentimenti che il nostro giovane adolescente sta convivendo. Metterci al loro posto ci permetterà di discernere meglio il loro punto di vista, in modo da poter sviluppare meglio una strategia di sostegno, supporto ed accompagnamento (attenzione che non dico controllo) più in accordo con il loro carattere, personalità, comprensione sviluppata, aspirazioni e talenti emergenti.

Un altro strumento è il tempo, ne abbiamo anche parlato. E ora risponderò a quella domanda di prima (non avevo dimenticato): “… il tempo previsto” …, previsto da chi?

Certamente non da noi stessi, anche se sembra così. Lo esigiamo ai nostri figli ma non lo abbiamo “previsto” noi individualmente. In realtà è previsto nella stessa società . Noi genitori e tutori lo esigiamo, perché così ce lo esige la società in cui abitiamo.

Altrimenti la stessa mentalità sociale ci chiama “cattivi genitori”. Abbiamo (e quindi siamo socialmente e “moralmente” vincolati ed obbligati) il dovere di imporre un livello di esigenza ai nostri figli imposto al di fuori del nostro volere e volontà. Ciò comprende forzare una certa prestazione scolastica, in un tempo stabilito ed in modo preciso.

Naturalmente, questo ritmo forzato è già imposto dalla società da quando è nato nostro figlio. Di fronte alla società dobbiamo essere “straordinariamente portentosi” in tutte le nostre sfaccettature sociali, cioè nel lavoro, come genitori, ed in particolare per quanto riguarda l’istruzione accademica dei nostri figli, avendo l’obbligo di “creare” un adulto particolarmente produttivo, materialmente parlando.

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Questo compito imposto dalla società risulta ancora più difficile nel periodo dell’adolescenza. Quando il giovane è più riluttante ad adottare le nostre regole e controlli, spesso abbastanza ossessivi ed insistentemente prementi.

A questo punto, devono essere compresi anche i genitori ed i tutori, che sono anche loro sopraffatti e spinti dallo stress di dover rispondere a tutte queste esigenze sociali “adulte”. Da lì si comprende la loro ansia e le loro continue seccature, vale a dire il loro controllo ossessivo e sempre pressante.

I genitori sono obbligati a tenere pronto il bambino “adulto” nel tempo stabilito dalle istituzioni, altrimenti oltre alla “segnalazione sociale”, cioè al temuto fallimento scolastico e la conseguente emarginazione sociale ed economica, viene ad apparire davanti a loro, nell’orizzonte il più temuto da un padre, cioè un futuro incerto e desolato. Niente sicurezza o consolidamento finanziario, niente proiezioni di lavoro, come farà a soddisfare le esigenze della sua famiglia, ecc. Cioè, problemi ed altri problemi, generalmente di natura economica.

La realtà è che il futuro non è interamente determinato da ciò che fai o non fai in quel periodo. Tuttavia, la società ci fa vedere che è così. Il futuro nessuno lo sa, anche se è anche vero che possiamo intuirlo e fare congetture, ma sempre parzialmente e non definitivamente.

Pertanto, il vantaggio che suppone un maggiore approvvigionamento di risorse non può essere sottovalutato. Meglio uscire nel mondo con una braga adeguata che con una di tela, ricordate.

La competizione è brutale là fuori. Non c’è pietà ne scrupoli. Può darsi che a nessuno interessi il tuo stato di vita, quindi è saggio prevedere ogni eventualità e decidere con obiettivi chiari e strategie precise il modo migliore e più conveniente per capire come ottenere un futuro prospero.

È difficile avere una visione obiettiva della realtà della vita. Siamo progettati ed indotti dalla società all’interno di una mentalità limitante, che lascia intravedere solo una parte della realtà che ci circonda e soprattutto offusca e distorce le possibilità e le opzioni che abbiamo per realizzarci.

La società sembra proteggerci e fornirci ciò di cui abbiamo bisogno, può essere in parte così, ma in realtà ci limita anche e, molto, ci controlla e ci fa vedere bisogni irreali, offuscando le nostre preferenze e libertà.

Come genitori e tutori (e anche come un giovane adolescente) è utile essere consapevoli di tutti i limiti che provocano le convenzioni sociali assorbite durante la nostra educazione, e che ci impediscono di svilupparci secondo la nostra affinità, potenzialità, criteri, e sopratutto all’interno della nostra legittima libertà a decidere il nostro futuro senza sentirsi in colpa per qualcosa che altri hanno deciso importante o essenziale per noi.

Qui abbiamo un altro punto in comune tra genitori e figli adolescenti. Tutti dovrebbero essere liberati dall’oppressione che suppone un’imposizione ed allo stesso tempo, tenendo presente tutti questi fattori, ora è possibile una migliore comprensione, tolleranza ed apertura reciproca.

Il punto è che entrambe le parti vogliono la stessa cosa, cioè prosperare. L’unica cosa è che i genitori hanno già adottato la strada ed i tempi imposti della società (costretti dalla responsabilità che suppone di far parte di essa) ed al contrario il giovane adolescente, non ha ancora deciso (perché pensa di poter decidere) e dilata i tempi in una “inerzia improduttiva” per diversi motivi sovrapposti.

Da un lato, è evidente che si sente inadeguato, impreparato ed impaurito, come abbiamo già detto, sia per l’ignoto che comportano le nuove interazioni multidirezionali, sia per aver intravisto qualcosa che non gli è piaciuto ( per una precedente esperienza che per una esperienza indiretta di una altra persona) e, d’altra parte, è evidente che la posizione che deriva dall’affrontare nuove responsabilità ed impegni non sarà priva di fatica, di sforzi e di volontà, ragione per cui l’adolescente non privato dell’astuzia, procrastina il più possibile il suo ingresso in quel mondo adulto.

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Ovviamente è più comodo rimanere nella zona di comfort. Dove tutto è controllato ed i loro bisogni (a volte ridotti al minimo) sono stati adattati alle risorse esistenti nel loro intorno famigliare, sociale, di studio, ecc. Ma anche questo è limitante. Non ci sono progressi. Tuttavia, il tempo non si fermerà, andrà avanti e passerà impassibilmente davanti la sua inerzia anchilosante.

In effetti, il “tempo che passasenza fare nulla di utile è uno dei temi ricorrenti e con il quale infastidiamo spesso gli adolescenti, da un lato perché lo riteniamo fondamentale (a causa dell’urgenza inculcata dalla società, come abbiamo già detto), e dall’altro lo usiamo come un tentativo disperato (anche se diamo la colpa ingiustamente al giovane) di spostare l’adolescente dal suo stato.

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A poco a poco l’adolescente mostrerà una crescente ostilità, all’inizio sarà una risorsa in più per allontanare le intrusioni scomode dalla sua zona di comfort, poi, poco a poco si insinuerà come parte del suo temperamento, formando una personalità ostile davanti a tutto ciò che minaccia il suo stato piuttosto confortevole (secondo i suoi criteri), acquisito con minacce, scatti di sgarbi ed atteggiamenti arroganti. Questo se l’adolescente non trova un’opzione migliore.

MOTIVAZIONE: LA LEVA CON CUI TIRAR FUORI DAL BLOCCO

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E come possiamo offrire ad un adolescente irritabile, insensato, chiuso ed ostinato un’opzione migliore di quella che ha nella sua zona di comfort?

Abbiamo bisogno di quello che si chiama un ” piede di porco”, cioè qualcosa per fare leva e far sollevare e risvegliare nel giovane un interesse maggiore. In altre parole, dobbiamo trovare una motivazione per far uscire l’adolescente dalla sua zona di comfort.

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Non è un compito facile, lo dico già, ma è possibile. Prima di tutto dobbiamo prendere consapevolezza con una buona dose di pazienza, integrità e determinazione (che spesso si suppone viene “di serie” una volta che sei diventato padre, il che non lo è affatto certo). Perché come per gli adolescenti, gli adulti hanno delle limitazioni, le vulnerabilità e delle carenze, a volte così importanti o più rispetto al proprio adolescente. I genitori si vedono spesso senza strumenti, risorse e conoscenze sufficienti per poter affrontare con successo le sfide che la vita presenta. Pertanto, è necessario tenere conto di questa mancanza di idoneità e preparazione per essere in grado di comprendere le circostanze, i limiti e le carenze in cui i genitori sono stati coinvolti, consolidati nel tempo da una varietà di motivazioni di cui nessuna persona è competente o capace nel conoscere o giudicare. Qui troviamo un altro punto in comune per una migliore comprensione e tolleranza reciproca.

Non dobbiamo scoraggiarci se non otteniamo risultati immediatamente. È un errore che spesso fanno i genitori; pensiamo che con un singolo discorso motivazionale semplice, il nostro figlio cambierà comportamento.

Altre volte sembrerà che la conversazione abbia avuto successo e vedremo che il nostro adolescente cambia ed adotta un comportamento stranamente incongruo ma apparentemente responsabile ed assennato (almeno così sembra e confidiamo che così sia), poi appena voltiamo lo sguardo o passa un breve periodo di tempo (spesso questione di ore o giorni), tutto ritorna come prima e vediamo il nostro adolescente immerso di nuovo nella sua zona di comfort. Togliere l’inerzia improduttiva è difficile, perché si tende ad aumentare il livello di tolleranza del “non fare nulla” o dell‘indifferenza.

Tocca riprovare, tutte le volte che sia necessario. Ciò comporta inevitabilmente il passare del tempo e, con esso, il passaggio di opportunità (materie bocciate, corsi persi, risorse materiali gettate via) tempo e denaro sprecato senza nessun senso.

In realtà non dovrebbe essere così, non è tempo perso, è il tempo che richiede. Un’altra cosa è che i calcoli del tempo e delle risorse necessarie sono stati effettuati con un obiettivo specifico, quello di fornire un aumento dei consumi e dell’economia nella società, senza però, tener conto del benessere integro dell’adolescente, dei genitori e del resto della famiglia.

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Né più né meno, quante montagne di libri, di materiale scolastico, di corsi privati, tariffe universitarie, masters, soldi e più soldi usciti dalle tasche dei genitori per fornire una “buona educazione” per il loro figli, ma che di fatto non contempla la prosperità integrale dell’adolescente, cioè la sfera psicologica e cognitiva non viene presa in considerazione, precisamente quella dove si trova il focus fondamentale del benessere emotivo, affettivo e relazionale, e dove la persona può espandere e migliorare i propri talenti ed aspirazioni generando benessere, soddisfazione e prosperità nella sua vita.

La verità è che dipende da noi stessi, il valore che vogliamo dare al tempo ed alle cose. Avere la capacità di discernere ciò che è importante e fondamentale per noi con indipendenza emotiva è un’abilità molto conveniente che ti farà avere il tuo proprio criterio privo ​​di convenzionalismi e pregiudizi limitanti, in modo da poter essere il più libero possibile per decidere ciò che è più conveniente e favorevole a la nostra stessa vita tenendo presente le vostre aspirazioni, gusti, personalità ed interessi.

Allo stesso modo dobbiamo rispettare queste libertà nella persona del nostro adolescente e trattarlo senza pregiudizi né aspettative determinate da terzi (istituzioni e società in generale), dobbiamo cercare di ragionare con lui, raggiungendo impegni reali e concreti, concordati nel rispetto mutuo e nella considerazione dell’intera sfera emotiva, sociale e personale del giovane e non esclusivamente quella accademica, economica o temporale.

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Dare credito, dare fiducia, dare motivi per raggiungere un accordo. Un accordo non imposto ma contrattato in base alla reciproca comprensione volontaria. Senza oppressioni o richieste esagerate che portano solo allo stress ed all’ansia e deteriorano le relazioni ed il benessere emotivo ed affettivo.

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Ecco perché ci vuole tempo, ed è per questo che il periodo dell’adolescenza non è il più propizio a far ragionare un giovane. Spesso ci troviamo di fronte ad un muro (abbiamo già spiegato il perché), ma se gli diamo tempo e durante quel periodo il giovane sente il nostro sostegno incondizionato e leale, prima o poi il giovane “si sveglia” dal suo torpore ed inizia a valutare in modo ragionevole, riconosce i suoi errori ed il suo egoismo, e si impegna gradualmente nelle sue responsabilità fino a raggiungere successi ancora più fecondi e rapidi, per cui si produce quello che chiamo un “bypass“.

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Un bypass che riduce i tempi e persino le risorse utilizzate. Il giovane ora è più chiaro su ciò che vuole fare nella sua vita, quindi non ritarda più i suoi obiettivi ed inizia a realizzare il suo futuro. In qualche modo il “tempo perso” viene recuperato ed anche le risorse investite sono ricuperate in parte. Con la soddisfazione che la sfera emotiva ed affettiva attorno all’adolescente avrà prosperato, aumentando il benessere del nostro giovane adulto.

Il nostro adolescente capisce finalmente che il percorso naturale della vita è diventare anche adulti, affrontare le sfide della vita e godere delle opportunità e dei risultati ottenuti, preservando la sfera affettiva ed emotiva che darà la plenitudine alla sua vita. Infine, capisce che stabilire obiettivi e modi per raggiungerli è stimolante e conveniente e che raggiungerli offre una grande soddisfazione personale.

E quindi è molto importante insegnare e rivelare ai nostri adolescenti uno strumento prezioso che in realtà abbiamo già accennato, l’intelligenza emozionale. Ma questa è un’altra storia.

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