LA GRANDE COSPIRAZIONE DISCRIMINATORIA DIETRO ALLA STORIA DEL CANNIBALISMO IN EGITTO ,VERAMENTE IN EGITTO SI PRATICAVA IL CANNIBALISMO?
Era la conclusione raggiunta dall’egittologo britannico Ernest Wallis Budge, allora agente di acquisti del British Museum, basata sulla sua interpretazione dei reperti scoperti nel 1895 dal suo collega archeologo, nonché concorrente britannico Willian Flinders Petrie, una serie di tombe nel cimitero T nel giacimento predinastico di Nagad, situato a 50 chilometri a nord di Luxor.
Tuttavia, l’uso di questa pratica a livello generalizzato in Egitto si rivela solo in un singolo periodo specifico, in cui si è verificato l’evento climatico globale noto come il “Super Niño“, il super bambino. Un periodo registrato nella storia egiziana come gli “Anni degli sciacalli” alla fine del terzo millennio a C.
Questo evento climatico oggi è conosciuto come “El Niño”. Causato da un anormalo riscaldamento delle acque del Pacifico orientale ed equatoriale. In tempi recenti, i registri mostrano una corrispondenza ciclica, dovuta principalmente agli effetti dell’inquinamento sul riscaldamento globale. Questo fenomeno cambia i modelli del flusso atmosferico, che può causare eventi climatici molto estremi in diverse parti del globo, sia di siccità che piogge alluvionali.
In quel momento ed in quel luogo, l’Egitto, causò una grave siccità che durò a lungo, dalla fine del Antico Regno fino all’inizio del primo periodo Intermedio.
La scarsità dei raccolti, provocò una carestia generalizzata che portò alla pratica del cannibalismo in alcuni settori della popolazione.
Per quanto riguarda le indagini, questa è stata l’unica occasione in cui questa pratica è stata verificata nell’Antico Egitto, e non c’è conferma di tale azione a livello generalizzato e continuo. Il che non esclude che come nel resto del mondo ed in tempi diversi, anche vicini ai nostri tempi, sia stato occasionalmente praticato anche un cannibalismo nutrizionale, medicinale o rituale.
SU CHE COSA SI BASA L’AFFERMAZIONE DI BUDGE
Si basa principalmente sulla sua interpretazione, relativa al ritrovamento della tomba T5 trovata intatta da Willian Flinders Petrie, nel cimitero predinastico di Nagad.
In questa tomba Petrie trovò, oltre a vari oggetti decorativi come gioielli e ceramiche, i resti umani di corpi sminuzzati e “rosicchiati”. Questo fatto suggerì a Budge che questi corpi erano stati smembrati e mangiati a pezzi da umani, non dagli animali, come sarebbe stato più probabile. Questo fatto, secondo lui, confermava definitivamente la pratica del cannibalismo in Egitto.
A sostegno della sua tesi si era affidato ad un testo dello storico e filosofo greco Plutarco, vissuto tra il 46 ed il 127 d.C., il quale, grazie ai suoi numerosi viaggi in giro per il mondo, conobbe anche l’Egitto. Il testo in questione su cui Budge si basava per la sua dichiarazione, descrive alcune scene dipinte trovate in una piramide di un faraone, che rappresentano un tipico banchetto funerario egizio.
Le famose parole di Plutarco “mummia al banchetto” a cui Budge faceva riferimento, e su cui si basava la sua dichiarazione, descrivono unaben nota usanza egizia, quella di collocare la mummia in questione accanto ai commensali il giorno del suo funerale.
Sebbene per alcuni, e con buone ragioni, questa usanza poteva risultare di cattivo gusto, era un’usanza comune nell’Antico Egitto, quindi è possibile pensare che quelle parole di Plutarco potessero riferirsi solo a questa usanza, e non al consumo delle viscere o parti del corpo del defunto rimossi durante il processo di imbalsamazione, come suggerisce Budge.
Dobbiamo tenere presente che la pratica del cannibalismo andava proprio contro le credenze e la religione dell’Antico Egitto. In particolare, la conservazione non solo delle viscere, ma anche dell’intero corpo, attraverso la mummificazione, era una procedura essenziale, senza la quale, secondo le loro credenze, l’anima del defunto non poteva passare alla Terra dei Morti, e continuare a vivere per sempre.
Inoltre, questa convinzione era così radicata nella mentalità degli antichi egizi, che non solo i più ricchi ed importanti assumevano esperti imbalsamatori e pagavano grandi somme di denaro per essa, anche le persone delle classi inferiori la praticavano in un modo meno costoso e modesto, il defunto veniva avvolto in panni fatti in casa dopo l’ essiccazione al sole, coperto di oli e cera d’api.
Da quello che si potrebbe pensare, è meno probabile che il cannibalismo fosse una pratica comune tra la popolazione egiziana di quel periodo, anche se c’è sempre la possibilità che fosse praticato con schiavi, giustiziati ed estranei.
Basti vedere come valorizzavano la vita dei servi, che li mettevano insieme al loro padrone nella tomba del defunto, e lì morivano insieme al loro padrone, facevano lo stesso con i loro animali domestici, ma questi venivano più frequentemente imbalsamati. Tutti lo accompagnavano nel suo viaggio mortuario come avevano fatto durante le loro vite.
Quindi forse in questo caso, nell’antico Egitto, e specialmente tra potenti defunti come i faraoni ed importanti funzionari, come era il caso, che potevano permettersi un’imbalsamazione più raffinata, e quindi garantire il passaggio all’eternità, il fatto che si sia verificato il cannibalismo non è molto convincente. Non avrebbero rischiato la loro vita eterna.
Il che non esclude l’ipotesi che fosse praticato con schiavi o tra persone meno importanti, ma non ci sono prove chiare che questo sia diffuso.
Quindi, nella pratica della mummificazione, gli organi viscerali venivano conservati nei cosiddetti vasi canopi, vasi realizzati a proposito per la loro conservazione, ed il resto del corpo, come sappiamo, veniva sottoposto al processo d’imbalsamazione, che era appunto destinato a mantenere il corpo il più intatto ed integro possibile.
Quindi è possibile pensare che l’argomentazione di Budge si basi sulla sua interpretazione del testo in questione, poiché i cosiddetti banchetti funerari erano frequenti nella cultura dell’Antico Egitto, così come in molte culture antiche in altre parti del mondo, come nella nostra, l’agape tradizionale prima o dopo la sepoltura del defunto.
IL CANNIBALISMO NELLA STORIA
Oggi non c’è dubbio che il cannibalismo sia stato praticato in molte parti del mondo e con maggiore intensità in determinati periodi o eventi specifici.
Secondo le relative indagini al riguardo, questa pratica era comune in Mesomericae nel Sud di America. In effetti, sono numerosi i testi storici che lo dimostrano. Senza andare oltre, Cristoforo Colombo testimoniò che nel suo primo viaggio incontrò i Caribes nella La Española, una tribù rivale degli Arawak. Nei loro frequenti confronti, narrò che oltre al solito bottino, catturavano anche i bambini degli Arawak, li castravano e gli crescevano, per poi mangiarli.
Si dice infatti che la parola cannibalismo sia attribuita ad uno modifica del nome di questa tribù, i Caribes, che nella loro lingua significava audace o coraggioso. D’altra parte, per gli Arawak, evidentemente significava nemico, e per gli europei significava “mangiatori di carne umana“.È anche noto che i Guaraní praticavano il cannibalismo nei riti religiosi.
In Europa ci sono prove di questa pratica anche in alcuni luoghi archeologici, ad esempio in Spagna sono state trovateprove conclusive nella grotta Gran Dolina.
Come nel caso del continente americano, il cannibalismo nell’Europa arcaica non era solo causato da periodi di carestia, ma anche dal cosiddetto cannibalismo gastronomico ancestrale.
Le prove del cannibalismo risalgono ai Neanderthal, in una grotta trovata in Francia, ma si pensa esistevano anche prima, al tempo del homo antecessor circa 800.000 anni fa.
Nel libro del Levitico della Bibbia è narrato come Dio abbia punito alcuni genitori per la loro disobbedienza, facendoli mangiare la carne del proprio figlio.
D’altra parte, ci sono ancora grandi dubbi sulle motivazioni di tale pratica. In generale, vengono attribuiti tre motivi principali:
CANNIBALISMO PER SOPRAVVIVENZA
Le carestie occasionali come quelle avvenute in Egitto durante l’evento climatico del “Gran Niño”. Condizioni di isolamento per incidenti, naufragi, come conseguenza alla mancanza di cibo, come nel famoso incidente accaduto sulle Ande nel 1971, o nel caso del naufragio dello yacht Mignonette nel 1884, o in quello del 1961, quando un gruppo di esiliati cubani che si trovavano alla deriva ha fatto ricorso al cannibalismo per sopravvivere; e cosa dire del cannibalismo in situazioni di guerra come i casi verificatisi durante l’assedio nazista di 900 giorni alla città russa di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale. Quante situazioni di questo tipo si sono verificate in passato senza averne registri del suo accaduto. Avere prove più attuali è più facile.
CANNIBALISMO PER GASTRONOMIA
Cioè, integrato nella dieta come un altro alimento, o che dovrebbe essere utilizzato, per non sprecare le risorse alimentari disponibili.
Allo stato attuale l’ombra della leggenda metropolitana dei restauranti”esotici” resta latente. Alcune ricerche confermano che fu un deviazione culinaria già tra le benestanti società vittoriane.
I controversi incontri di degustazione clandestina in ristoranti come il Bartolini di Londra, dove ricchi stramboidi sperimentavano nuovi sapori, e lo consumavano anche per un periodo di tempo come dieta sperimentale, dopo di che, garantivano un notevole aumento della salute, della energia e della forma fisica. Secondo le informazioni raccolte, i partecipanti hanno assicurato che i corpi destinati al consumo sono stati raccolti nell’obitorio, recenti vittime di aggressioni.
È noto anche un caso più recente, in Nigeria, dove la polizia ha chiuso un ristorante che nel suo menù proponeva teste umane, trovandone infatti due avvolte nella plastica.
CANNIBALISMO PER RITUALE
Il cannibalismo convenientemente più conosciuto, quello per assorbire inqualche modo energia, salute, certi poteri , o anche l’ anima, come nel caso dei Guarani, o per infondere paura e terrorizzare i nemici, come il famoso e controverso video del Congo, dove un ribelle addenta il cuore del suo nemico.
Anche il caso del ben noto “cannibalismo medico”, sorto nel Medioevo, e molto popolare nel XVII secolo in Europa, dove le esecuzioni pubbliche fornivano sangue, grasso e carne fresca, di cui i malati con vari dolenzie venivano con le scodelle ed i coltelli per fare scorta dell’ambito boccone, rimedio per le loro malattie.
Infatti la pratica dell’ematofagia, il consumo del sangue umano, oltre che dei grassi e della carne, è stato comune in Europa da secoli. Persino nel 1924 ancora una società farmaceutica tedesca aveva sulla sua lista di prodotti nei suoi cataloghi, la famosa “polvere di mummia”, il prodotto stella di quel tempo, che anche i re della Francia lo consumavano.
Tenete presente che determinare un’intenzione in ciascuno dei fatti e degli eventi è un compito complicato che non è privo di imprecisioni.
Le informazioni disponibili sul contesto degli eventi sono scarse. Il tentativo di dare una spiegazione è reso difficile in quanto si basa principalmente, nel caso degli antenati, sui resti archeologici che sono rimasti.
Ad esempio, i segni sulle ossa trovate che indicano un morso, ben potrebbe provenire da animali.
Infatti, è noto che nell’Antico Egitto era anche comune seppellire il faraone o persona importante con i suoi schiavi sacrificati, e anche animali vivi, cervi, pecore, per servire da cibo durante il grande viaggio; come anche quelli mummificati, di solito animali domestici o animali considerati “sacri”, gatti, leoni, coccodrilli, ecc. che servivano a tenergli compagnia ed erano di buon auspicio.
Ma allo stesso tempo non si può escludere la possibilità che qualche animale abituato a mangiare carcasse siaentrato nell’abitacolo, attirato dall’odore, ed abbia divorato sia gli animali che i corpi umani dei servi. Ciò spiegherebbe anche la scomparsa di alcune parti del corpo, poiché gli animali tendono a portare il cibo in un luogo più tranquillo per mangiarlo senza minacce in giro.
A tale scopo, alcuni metodi di studio all’interno della tassonomia cercano di identificare se c’è stato nell’osso una manipolazione umana mentre la sua carne veniva mangiata. Da quanto si sa finora, le ossa ritrovate in questa tomba non mostrano tali segni.
Nonostante la leggerezza delle sue affermazioni, Budge era convinto che nell’Antico Egitto fu utilizzato il cannibalismo. Una convinzione che sia ai suoi tempi che ora alimenta la controversia intorno ai suoi pregiudizi culturali e razziali, con i quali l’egittologo era noto, per gli africani in generale, e gli egiziani in particolare.
Pregiudizi evidenziati chiaramente proprio dalla sua insistenza al riguardo, cioè nell’evidenziare la natura, che secondo lui avevano le persone di questo luogo, che le portava al cannibalismo ed all’antropofagia. Pratica che, come dimostrano i reperti archeologici, esisteva in tutta Europa e non era esclusiva dell’Africa o dell’America, anche in Inghilterra, il luogo di nascita di Budge, fu praticato.
Inoltre, curiosamente al tempo di Budge, il consumo di un particolare rimedio “magico”, una polvere giallastra, una specie di mano di santo, che curava ogni sorta di malanni, divenne di moda tra la popolazione più snob d’ Europa.
La famosa “polvere di mummia“, già citata prima. Che si consumava sniffandola, mescolata con miele, vino, acqua, o addirittura la mummia veniva mangiata direttamente a pezzi. Cos’era quello se non cannibalismo? Chissà se lo abbia consumato anche lui, essendo egittologo, doveva sperimentare e sapere tutto sulle mummie, compreso il loro gusto.
IL CANNIBALISMO IN INGHILTERRA
Come in altri luoghi in Europa, antiche grotte e caverne rivelano curiosi reperti. In questo caso il Burrone di Cheddar, situato nelle montagne del Somerset, nel sud dell’Inghilterra, siè rivelato il luogo per antonomasia delle prove del cannibalismo in Inghilterra in epoca arcaica.
Scogliere rocciose, grotte calcaree ed infinite vallate che nascondono un passato sinistro. Stranamente, molto vicino al luogo di nascita di Budge.
Culture ancestrali che esistevano 12.000 e 17.000 anni fa, che, secondo le ricerche archeologiche effettuate, praticavano il cannibalismo.
Ciò è dimostrato dai reperti trovati nella Grotta di Gough. L’antropofagia era presente in questa grotta 15.000 anni fa, come pratica culturale.
Resti ossei di corpi umani disarticolati, scarnati e schiacciati, forse per rimuovere il midollo interno. Numerosi adulti, due adolescenti e perfino un bambino di circa tre anni, con evidenti segni di essere stato masticati. Alcuni dei teschi erano usati come “coppe di teschio“, bicchieri improvvisati, forse per bere le pozioni in antichi rituali religiosi.
Questa grotta fu scoperta nel 1880, poco prima che Budge iniziasse a lavorare al British Museum; Ormai era destinato alla ricreazione dei turisti interessati maggiormente alle bellezze offerte sia dai luoghi esterni delle scogliere che da quelli interni, quindi non era di interesse archeologico all’epoca. Peccato, se la polvere di mummia dei suoi tempi era stata trascurata, forse quest’altra prova era la definitiva per far vedere a Budge i fatti in maniera più obiettiva.
Nel 1980, tuttavia, gli scavi furono ripresi e fu allora che furono rilevati chiari segni di cannibalismo nel luogo.
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